Recentemente, durante una conversazione, una persona mi ha rivolto l’osservazione: “Se la scienza lavorasse anche per sbugiardare false credenze e leggende metropolitane ne avremmo tutti un gran giovamento”. Il discorso verteva in particolare sui presunti 21 grammi che dovrebbe pesare l’anima di un essere umano.
In effetti, perché a nessuno viene in mente di investire in un lavoro del genere una minima frazione dei soldi pagati, ad esempio, per la ricerca di nuove particelle? Se il risultato fosse negativo sarebbe una falsa leggenda in meno, se fosse positivo sarebbe possibilmente ancora più rivoluzionario (anche se molto delicato).
Però, calma, si tratta davvero di una situazione auspicabile? Ragioniamo per un momento con i piedi di piombo.
La voce di Wikipedia Scienza recita: “Per scienza si intende un sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi e attraverso un’attività di ricerca prevalentemente organizzata, allo scopo di giungere a una descrizione, verosimile e oggettiva, della realtà e delle leggi che regolano l’occorrenza dei fenomeni.”
Più pragmaticamente, si potrebbe dire che “Scienza” è ogni disciplina che cerchi di fornire modelli predittivi e si regga sul metodo scientifico. A sua volta, il metodo scientifico, può essere, schematicamente, riassunto in
Osservazione —–> Esperimento —–> Costruzione del modello —–> Test del modello ——> Accettazione o rifiuto del modello.
Esempio:
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Osservo che se metto un dito sul fuoco sento dolore.
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Faccio delle prove sulle altre parti del corpo.
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Ipotizzo che la pelle risponda alla sollecitazione dovuta al calore inviando impulsi di “dolore” al cervello.
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Verifico che il modello funzioni, ad esempio, per gli altri esseri umani.
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Poiché funziona, decido che è un buon modello per descrivere la risposta della pelle umana al dolore.
Altro esempio:
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Osservo che gli atomi hanno un comportamento incompatibile con le leggi della fisica classica.
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Raccolgo una buona mole di dati sperimentali che mi permettano di farmi delle idee.
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Invento un modello (la meccanica quantistica) che predica bene i dati che ho trovato.
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Testo il mio modello, ad esempio su altri atomi o altri sistemi.
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Trovo che funziona entro certi limiti (basse energie).
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Decido che il modello funziona in un determinato regime, non funziona in un altro.
Per ricongiungersi al discorso iniziale, quello che ci interessa è il primo punto: l’osservazione. Quando uno scienziato decide di spendere tempo per spiegare un fenomeno, alla base c’è sempre l’osservazione di qualcosa che sfugga agli schemi fino a quel punto noti: un virus che non si comporta come ci si attenderebbe, una particella che non si muove come previsto e così via.
In questo senso, non si può ritenere “metodo scientifico” un ragionamento come
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Si dice che l’anima pesi 21 grammi.
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Facciamo degli esperimenti per verificarlo.
Se un giorno ci sarà in qualche modo evidenza concreta dell’anima, allora forse gli scienziati potranno cercare di quantificarla e inscriverla in modelli.
Allo stesso modo, non si può pensare
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Un sacco di leggende parlano di unicorni.
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Investiamo dei fondi per la ricerca degli unicorni.
Il filosofo e matematico Bertrand Russell, nella sua genialità, si è spinto all’estremo. Ha ipotizzato l’esistenza di una teiera che orbita intorno al sole, a metà strada tra la Terra e Marte; per via delle sue ridotte dimensioni, tale teiera è invisibile all’occhio umano, quindi l’osservazione è impossibile. La teiera sarebbe quindi un’entità la cui esistenza non si può provare, ma nemmeno confutare. L’argomento di Russell è più o meno che l’accettazione di entità ultraterreni (Dio, anima, paradiso…) è sullo stesso livello di “credibilità” dell’accettazione della teiera.
Ora, lungi da me discutere sulla legittimità del credo religioso di ogni persona. Ho citato la teiera di Russell solo perché è forse il miglior esempio di come una scienza non debba progredire. Spero infatti che sia chiara l’assurdità di
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Qualcuno dice che c’è una teiera in orbita tra la Terra e Marte.
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Finanziamo una spedizione che sondi tutto lo spazio tra i due pianeti e controlli quest’affermazione.
Ma, un momento. Una volta stabilito cosa è scienza e cosa no, chi decide caso per caso? Risposta: chi ci mette i soldi. Nel mondo di oggi, più o meno succede che un’equipe di scienziati va a parlare con l’ente che la finanzia (un’università, un centro di ricerca, la NASA…) e propone dei progetti. Se tali progetti soddisfano certi canoni che piacciono ai capi, allora i soldi si stanziano e il gruppo di ricerca può lavorare.
Al momento, quindi, gli scienziati sono coloro che lavorano con il metodo scientifico, perché c’è qualcuno disposto a riconoscere il valore di tale metodo e a spenderci soldi. Cosa succederà se un giorno le università decideranno che non vale più la pena finanziare la ricerca scientifica, ma cambieranno i loro canoni? Ottima domanda…
P.S. Tecnicamente, la questione dei 21 grammi è nata perché un uomo, all’inizio del ‘900, ha effettuato degli esperimenti, apparentemente riscontrando una differenza di 21 grammi nel peso del corpo umano prima e dopo la morte. Tali esperimenti sono però ritenuti non scientifici e senza significato, in quanto non ripetibili e statisticamente irrilevanti. Se pensate che sia strano che un esperimento che potrebbe far cambiare molto nella scienza venga giudicato inattendibile da chi la scienza l’ha fatta, avete la mia, parziale, compagnia.